La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
Quando, l'alba seguente, il Beccajo affacciossi alla porta della sua casa, a sgombrarsi la mente, come il ciel si sgombrava, dalla pàvida notte
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; le arti, nuove arti: s'allarga la fattorìa, e piglia nome villaggio. Infine, il dì giunge in cui l'uomo ridiventa individuo. Ciascuno, con la sua
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E in un commosso silenzio, la mano di lei nella sua, ei rimaneva accanto alla Nera. I suòi occhi, lùcidi più che mai, volgèvansi, ora alla mamma, ora
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, come, della nudità sua, il colpèvole Adamo, e chiese rifugio ad una siepe vicina. Di dove, battèndogli forte il cuore, vide passare lei e allontanarsi e
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neonato alla natura universa. Forestina ancor non avèa aquistato la propria individualità: l'ànima sua intrecciàvasi a quella degli augellini che
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- chi invade una donna non sua ... - - A morte! - compì Tecla la Nera, sfavillante negli occhi. - Donna non sua? - saltò su a dire il Rampina. - Stà quì
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alla porta di una capanna sua, in sui ginocchi una bimba che, a lui dormiente, gli si potèa sicura addormentar fra le braccia; una bimba cinquenne
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Finchè le scialuppe non giùnsero al bastimento, finchè il bastimento non le raccolse e confuse nella sua mole, stèttero i relegati, silenziosi ed
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della Maestà Sua. - E spiegò il foglio, e chiarissimamente lesse: «Uòmini sventurati! «Tutti voi - ben sapete - siete rei di delitti, che le ferree
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Beccajo. - Ed io - continuò a gonfie vele Aronne, fastoso di sua goffìssima astuzia, ch'ei reputava sapienza - tal quale mi vedi, la ho accoccata ai